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Le barche "tagliate"ovvero, un italico pastrocchio prossimo venturo

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  1. Rabkisir
     
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    Apro una discussione dedicata a questo tema, nella speranza di dissuadere qualche lettore dal "cacciarsi nei guai".
    Ne ho discusso proprio qualche giorno fa con un caro amico, ingegnere navale (uno serio e bravo!), ex capo ufficio tecnico di uno dei cantieri andati in malora con la crisi in corso, ed attualmente ispettore e collaboratore di uno degli organismi notificati operanti nel settore.
    Mi diceva che anche lui ha visto arrivare richieste di riemissione dei documenti di esame di qualche barca, con lo scopo di far certificare una lunghezza inferiore a quella originale e riuscire quindi a godere dei vantaggi del nuovo quadro legislativo. Il tutto dopo un intervento in cantiere per il "taglio" della prua.
    Ci sono due aspetti che non sono stati valutati appieno, secondo il mio punto di vista, e che potrebbero, se le cose evolvono come è possibile che avvenga, portare ad una serie di guai considerevoli per l'armatore e per l'organismo notificato che si è prestato all'operazione. Anche il mio amico non ha potuto che concordare con me.
    Parliamo di barche marcate CE.
    (Farò alcune approssimazioni e semplificazioni, per rendere chiaro a tutti l'argomento: so che, in punta di diritto, qualche esperto potrebbe obiettare, ma qui mi preme far passare il nodo del problema, non i cavilli).
    1. Per poter marcare CE una imbarcazione da diporto, il costruttore deve procedere ad una serie di verifiche, progettazioni, calcoli, ecc... e deve alla fine redigere un "fascicolo tecnico" che contiene evidenza di tutti gli aspetti rilevanti ai fini del rispetto dei requisiti fissati dalla Direttiva Europea (e dalle leggi nazionali). Questo fascicolo contiene nel dettaglio tutto ciò che serve per costruire quel modello di barca, ed è quindi una raccolta di documenti riservati (proprietà intellettuale) del cantiere: se vengono diffusi, si mina la concorrenza. L'organismo notificato che deve esaminarli per poter poi concedere (o meno) il suo avvallo, è tenuto a conservarli come documenti riservati e non può in alcun modo disporne per qualsiasi altro fine diverso dall'iter di approvazione di quel modello, per conto di quel cliente.
    2. Se qualcuno apporta ad una barca già costruita e marcata CE una modifica rilevante (difficile considerare "non rilevante" il taglio di scafo e coperta, per ottenere una lunghezza diversa, visto che la Lft rientra tra i parametri essenziali della barca, misurati con una apposita norma ISO), il processo di marcatura deve essere rifatto.
    3. Il costruttore originale ha tutto il diritto di esigere che scompaia da quella unità specifica, una volta modificata, ogni riferimento a marca, modello, ecc..., perché d'accordo che quella barca è di proprietà dell'armatore, ma quella modifica viola il design della barca originale e la sua progettazione così come era stata fatta a suo tempo (proprietà intellettuale del design, identificazione del logo, modifica non autorizzata del "modello", ecc...). Il costruttore, inoltre, ha tutto il diritto a "ritirare" la dichiarazione di conformità CE che aveva firmato all'inizio: la barca non è più come l'aveva fatta lui.
    4. L'organismo notificato che "assiste" il privato armatore che vuole apportare una tale modifica alla barca, non può riutilizzare nessuna parte del fascicolo tecnico originario (ammesso che sia in suo possesso), perché il proprietario di quella raccolta di documenti tecnici è solo il cantiere costruttore originale (col cavolo che rilascerà una manleva in tal senso: rinuncerebbe al suo know-how competitivo). Questo vuol dire che, per fare le cose secondo le regole, bisogna ricostruire per intero un fascicolo tecnico ex-novo: qualche proprietario pensa di essere in grado di farlo? Se anche incaricasse qualche tecnico professionista di farlo, ha idea del costo che comporterebbe e dei rischi di arenarsi comunque di fronte a qualche aspetto progettuale, o di impiantistica, o di componentistica imbarcata (come recuperare i certificati originali dei serbatoi? O quelli del sistema timoneria? E se il subfornitore non vuole collaborare?).
    5. Se viceversa l'organismo notificato (che dovrebbe fare una verifica di post-produzione o di singolo prodotto) riutilizza documenti, informazioni, calcoli, notizie contenute nel fascicolo originale, e il cantiere costruttore lo viene a sapere, come fronteggerebbe la causa legale ineluttabile che gli verrebbe mossa (io, se fossi il cantiere originale, muoverei guerra senza dubbio)? Sputtanarsi sul mercato per qualche centinaio di euro? (Se fossi l'organismo notificato, col cacchio che mi metterei in un guaio simile: come risponderei alla causa per responsabilità oggettiva che mi farebbe la proprietà?).
    6. Da ultimo, l'esito verosimile di un percorso del genere è l'annullamento della dichiarazione di conformità CE di quella barca, che non sarebbe più rivendibile, non potrebbe più circolare nel territorio dell'Unione Europea, sarebbe sottoposta a sequestro.
    In definitiva: questa furbata di bassissimo livello è una vera e propria bomba lanciata nel futuro, che prima o poi rischia di scoppiare tra i piedi dell'armatore e degli organismi di controllo.

    Lupo Grigio
     
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70 replies since 3/7/2013, 22:40   3023 views
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