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Splendida serata per dei veri appassionati di mare: lo storico Cantiere Carlini di Rimini ha aperto i suoi battenti dopo cena, in una fredda serata invernale, per raccontarsi ai suoi molti amici e cultori del legno. Entrare in un cantiere come quello è un po’ come fare un salto indietro nel tempo: ma su tutto, vince il profumo delle essenze come teak, rovere, mogano, acacia, ecc…
Un favoloso sentore di legni tropicali e preziosi: tornare agli odori delle plastiche, dei derivati petroliferi, dei sintetici delle barche contemporanee, è più che traumatico.
Ospite ed anfitrione, con i suoi “racconti di cantiere” di prima mano, è stato Stefano Carlini: un racconto appassionato, commovente quando ricorda il timore reverenziale per il padre Roberto, il fondatore, uomo duro e severo, di poche ma pesanti parole, custode di saperi antichi. La sua è stata una vita sempre in mezzo alla segatura, come lui stesso ama dire: suo nonno costruiva gli interni in legno per le carrozze ferroviarie; suo padre imparò il mestiere in giro per il mondo, fino in Cina, e tornò a casa con una buona conoscenza di inglese e francese: un tesoro per l’Italia della metà del ‘900, che gli permise di iniziare a collaborare con famosi progettisti americani ed inglesi, che cercavano cantieri in grado di realizzare i loro progetti per i “signori” che si potevano permettere uno yacht per il loro piacere, cosa che per l’Italia degli anni ’50 era quasi un miraggio sibaritico.
Stefano si apre, nel suo racconto, con semplicità e senza remore, raccontando dei suoi successi, delle sue paure, del timore più grande: quello di non essere capace di testimoniare in modo completo della tradizione che a lui è stata trasmessa, e di non essere all’altezza dei “grandi” che lo avevano preceduto. Parla dei suoi rapporti con German Frers, con Carlo Sciarrelli, Sparkman & Stephens, della competizione infinita con i fratelli Sangermani, dei rapporti con gli armatori, della vita quotidiana in cantiere, in mezzo ai suoi uomini ed artigiani storici: uomini duri e spigolosi, gelosi della propria arte. Una serata meravigliosa.
Nel cantiere, in mezzo alla confusione originale e vera di ogni giorno (nessuna operazione di riordino o imbellettamento per ricevere gli ospiti: ciò che vediamo è ciò che il cantiere è veramente), alcuni tabelloni appoggiati alle selle delle barche espongono i disegni originali di Frers, di Sciarrelli, con le cancellature, le note a mano, i segni fatti mentre l’autore li commentava discutendone con Stefano, i punti di disaccordo, ore ed ore di lavoro preparatorio descritte da quei segni sulla carta ormai ingiallita.
Nessun disegno di computer o stampante: vecchia scuola di curvilinei, penne a china, e grafia a mano. In cantiere, sulle selle al lati del capannone, una bella barca di Sciarrelli in fasciame di mogano a coppale a sinistra ed un “mostro” da 20,5 m a destra: alto, imponente, regale: il primo Moro di Venezia commissionato da Raul Gardini a Carlini nel 1975.
Disegno di German Frers, fasciame a 7 strati incrociati, per uno spessore di 3,3 cm: tutt’ora in splendida forma, velocissimo e potente, come è sempre stato, in cantiere per la sosta invernale con alcuni lavori di rifacimento per rimediare a interventi provvisori. Il racconto prosegue con i ricordi degli armatori: gentiluomini di mare come Gardini, Cazzaniga, Aureli ed altri, ciascuno con il suo “sogno” di barca nella mente. Mi viene da pensare a quanto una barca in legno ben fatta “vale” veramente, rispetto alle consorelle in vetroresina: qualsiasi parte di una barca in legno, dopo un lunghissimo periodo di onorato servizio, può essere manutenuta e riportata in perfette condizioni. Se è messa troppo male, può essere sostituita per ristabilire la perfetta condizione iniziale, a costi che sono certo non vi aspettate .... Io ho avuto l’onore ed il piacere di regatare con alcune delle barche di Sciarrelli più potenti e prestazionali, Angelica 2 ed Angelica 3, di Carlo Cazzaniga. Facevo il carteggio ed ero il tailer di randa. Durante le “regate lunghe”, come le Rimini-Corfù-Rimini, mi piaceva stare in squadra di guardia proprio con Carlo Sciarrelli ed ascoltare i suoi infiniti racconti notturni: un godimento intellettuale assoluto ed un divertimento inesauribile!
Erano gli anni ’80 ed Angelica 3 “volava” con tutta la tela a riva mentre gli altri cercavano rifugio o scappavano dal maltempo. Una serie di giornate di vela esaltanti! Ve ne parlerò ancora, se volete.
LG
Edited by Rabkisir - 20/1/2015, 15:39
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