QdVela e Motore Forum Nautico

  1. Riparazioni nautiche?
    il miraggio di mantenere efficiente la barca

    AvatarBy Rabkisir il 5 Aug. 2015
     
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    Vorrei proporre un ragionamento su questo problema, che affligge ad ogni nuova stagione una percentuale di utenti nautici impressionante ed assolutamente illogica.
    Parliamo di numeri (avarie, costi, frequenza delle rotture, ecc…) che hanno dell’incredibile, eppure non sembrano suscitare le reazioni violente che sarebbe lecito attendersi e non si ha notizia di meccanici o riparatori passati per le armi sul posto, nel piazzale del marina, come le premesse darebbero per scontato.
    Non riesco a capire…
    Si fa un numero di ore di moto ridicolo, eppure per riuscire a farlo, ogni benedetto inizio di stagione si passano ore a ravanare a bordo, a sporcarsi in sala macchine, a sbucciarsi gomiti, ginocchia, schiena, mani, si pagano manutenzioni assolutamente indifferibili (pena un inesorabile deferimento all’inflessibile tribunale del Santo Uffizio, con pene corporali) eseguite da un discepolo segreto proveniente dalla linea di sangue di Leonardo da Vinci e si comprano ricambi evidentemente costruiti esclusivamente da vergini maori bionde con il solo uso della lingua e dell’alluce del piede sinistro, partendo da “grezzi” fusi con stampi in platino di purezza certificata (altrimenti non si possono spiegare i costi).
    E nonostante tutto ciò, si incappa inevitabilmente in avarie dall’effetto distruttivo sulla serenità di tutti i presenti a bordo ed il povero diportista passerà interminabili giornate a tentare di riabilitarsi dagli sguardi colpevolizzanti dei suoi compagni di disavventura (mogli, figli, amici).
    Ma soprattutto, visto che in mare non si riesce a fermarsi al bordo della carreggiata e chiamare il carro soccorso, ci si può mettere facilmente anche in guai di una certa serietà.

    Se si trasferisse il tutto in ambito automobilistico, lo stesso “utente” farebbe fatica ad accettare anche un centesimo dei disagi, dei costi, delle insicurezze che invece sembra accettare di buon grado o comunque con giobbesca pazienza, quando scende dalla macchina e sale in barca.

    Bisogna che ci ragioniamo sopra, a questa disgraziata questione: bisogna che ne comprendiamo le “condizioni al contorno”, le difficoltà reali, le ragioni profonde, la “ratio” ultima.

    Intanto iniziamo a considerare che, in ambito automobilistico, la “riparazione” in realtà non esiste più, se non (limitatamente) per un po’ di lavori di carrozzeria: tutto il resto della macchina non viene riparato e neanche c’è più qualcuno (il meccanico o l’elettrauto) che “cerca” i guasti e le ragioni del malfunzionamento. Ciò che in realtà avviene è che si collega la macchina ad un computer per mezzo di una apposita interfaccia, ed il computer emetterà la diagnosi, richiedendo la sostituzione di uno o più componenti. L’operatore acriticamente riceve una istruzione di lavoro, si procura in magazzino componente e materiali di consumo precodificato per ogni intervento, effettua la sostituzione, riconnette il multi-pin alla porta di interfaccia dell’auto e fa controllare al vero decisore che l’inconveniente sia risolto (chi decide se è tutto OK, è ancora il computer).
    Milioni e milioni di euro o dollari di progettazione e prototipizzazione servono a prevedere ogni possibile necessità di intervento, ogni via di accesso ad ogni componente affogato nel vano motore, ogni sequenza di manodopera (con fissazione di un preciso tempario): il meccanico non deve inventarsi niente, non deve cercare nulla, non deve scoprire alcunché. Deve eseguire un lavoro perfettamente definito, testato, provato e riprovato e di cui, con largo anticipo, si è già deciso tutto in altra sede.
    Anzi, le case automobilistiche hanno da tempo già capito perfettamente che se il meccanico non si attiene pedissequamente alla procedura stabilita, finirà per fare certamente casino.
    Nessuno spiega più cosa vuol dire anticipo, fase, regolazione della miscela di combustione, ecc… agli addetti alla rete di assistenza.
    Non si aggiusta più: si sostituisce.
    Le macchine sono da tempo diventate troppo sofisticate perché un meccanico possa davvero “metterci le mani”: è ormai tutto, ampiamente, oltre la sua portata di competenza ed esperienza, per quanto possa essere in teoria bravo.
    Del resto, bisogna anche dire che le macchine sono diventate pazzescamente affidabili e meno ci si mettono le mani sopra e meglio è: praticamente si stabiliscono dei pur lunghissimi intervalli di cambio olio al solo fine di portare almeno tre volte ogni auto in officina nei suoi primi 100.000 kilometri, perché ci si possa collegare il famoso cavo di interfaccia diagnostica ed un computer veda se è tutto OK. In realtà gli olii di oggi potrebbero sopportare intervalli di sostituzione molto più lunghi: è che le case automobilistiche non si fidano (responsabilità da prodotto) e quindi preferiscono dare almeno un’occhiata di tanto in tanto.
    Non esiste più il “rodaggio”. In fondo, non esiste più neanche il vero “tagliando” periodico.
    Vedrete che prestissimo, con l’ormai vicinissimo arrivo delle auto perennemente connesse sul web, tenderanno a sparire anche le manutenzioni periodiche calendariali: la macchina ogni xx millisecondi spedirà alla casa-madre via wi-fi un pacchetto dati che comprende tutto ciò che oggi si scopre con la connessione diagnostica in officina.
    Sul display del cruscotto apparirà allora il messaggio di portare l’auto in officina e proponendo già due o tre alternative di appuntamento (a seconda di dove si trova la macchina, a seconda di quanto è urgente la manutenzione ed a seconda di che carico di lavoro hanno le officine di quel marchio in un raggio di distanza ragionevole) e l’utente vedrà sul display anche il costo previsto, potrà stipulare l’offerta-convenzione che comprende anche i successivi due altri interventi a prezzo scontato, con borraccia omaggio da ritirare in officina e giro di prova, mentre aspetta, alla guida del nuovo modello già prenotata (senza impegno), in anteprima: il cliente sceglie e l’officina riceve già il programma di lavoro aggiornato, riceverà la scatola con i ricambi necessari ed i materiali di consumo da usare per quell’intervento la mattina fissata (dal magazzino centrale automatizzato), ed effettuerà il lavoro.
    Fino a quando non avrà effettuato la prevista visita all’officina di assistenza concordata, l’auto funzionerà in modalità “protezione”, a prestazioni (un pochino) limitate per non causare danni peggiori (e costringere il proprietario a non rinviare il lavoro).

    Questo è il mondo dell’auto di oggi. E tutto questo vale per il motore, per il cambio, per i freni, per il condizionatore, per le lampadine delle luci, per il liquido del tergi, per i fumi di scarico, il filtro antipolline dell’abitacolo, ecc…

    Capite la distanza siderale che intercorre tra la nostra auto e la barca?
    L’auto è già pronta a tutto questo. La barca è ancora negli anni ’50, con il “bravo meccanico” ed i suoi saperi segreti, il grafitaggio del sottoscocca, l’ingrassaggio, i misteri gaudiosi da iniziati della regolazione dei carburatori, il motorista che “ausculta” il motore con aria ispirata ed occhio socchiuso, il martello, la pinza, le mani unte e lo straccio nella tasca posteriore.

    Con questa prospettiva davanti, cosa volete che pensi e che faccia il riparatore navale?
    Lui vede se stesso sull’orlo perenne del baratro dell’indigenza, i piccoli figli nella penombra della casa polverosa e silente, fredda nell’inverno senza fine del lavoro perduto, che aspettano il tozzo di pane che il padre non riuscirà più a portare seco.
    … e il suo nido è nell’ombra che aspetta, e che pigola sempre più piano …” scriveva Pascoli della rondine che ritornava al nido con l’insetto nel becco per i suoi pulcini “l’uccisero: cadde tra spini…
    E vede il parterre del suo ormeggio turistico come un bel campo di grano da falciare (i diportisti come grasse e gonfie spighe di grano, da tosare adeguatamente, finché si può).

    È come negli ultimi giorni dell’assedio di Costantinopoli: si porta via tutto quello che si può, prima delle orde barbariche dei nuovi motori che ci lasceranno senza lavoro e senza mercede (o meglio, senza Mercedes, viste le tariffe in capo nautico).

    Per fortuna (loro, non nostra) le barche sono veramente fatte come le auto negli anni ’50, ma che dico: anni ‘30, con i tubi, le fascette, le morsettiere, le pompe marca X o Y, i cavi sparsi a caso un po’ qui, un po’ lì, un po’ non si sa dove, l’olio che cola, la ruggine, i cigolii, i rumori strani.

    Invece, l’utente è quello che scende dall’auto del 2015, che vuole salire in barca, girare la chiave ed andare via in tutta sicurezza (“ma davvero vuoi che non ci abbiano pensato, e che mi si ferma il motore in mezzo al mare? Ma che, siamo pazzi? Con tutto quello che ho speso…”).
    Ebbene si, caro diportista: non c’è nessun sommo amministratore delegato di cantiere che ci abbia pensato veramente. E la tua barca si fermerà…

    Per qualsiasi bimbo, il suo giocattolo nuovo è e deve restare perfetto, lucido e con le lucine accese: un qualsiasi difetto, un malfunzionamento, il giocattolo che resta muto e silente, equivale ad un sanguinoso tradimento, che condizionerà irreparabilmente il suo armonico sviluppo da adulto.
    Così è anche il diportista, confortato dall’esperienza automobilistica e dunque spinto ad aspettarsi un comportamento irreprensibile analogo anche da parte di questa baracca sbilenca ed approssimativa che è la barca.

    Troppo complessa, la barca. Troppo piena di oggetti complicati e ciascuno con le sue esigenze di interfaccia. Troppe le mani e le teste che ci hanno lavorato, per assicurare che la prestazione di ogni elemento o componente sia quella prevista a progetto.
    Manca la visione d’insieme del mondo automobilistico. Manca l’infinito numero di ore di progettazione che nelle auto hanno sviscerato ogni possibile modo di funzionamento degradato.
    La barca si fermerà. E tua moglie ti guarderà con odio. I tuoi figli ti faranno sentire piccolo e stupido, gli amici cominceranno ad organizzare sessioni di presa per il culo sistematica ai tuoi danni.
    Tu stesso ti guarderai allo specchio, a bordo del tuo giocattolo rotto, e ti vedrai tutto stupore e ferocia, come il primo uomo di Neanderthal che è rimasto con il manico dell’ascia in mano, mentre i legacci della selce si sono sciolti, e la tigre con i denti a sciabola avanza con la bava alla bocca.
    Sembra una tigre con i denti a sciabola, vero? Invece è un elettricista nautico.

    LG
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    Non credevo fosse possibile che Lupo Grigio riuscisse a superare sè stesso.... :shock:

    :ola: :ola:

    Purtroppo, anche se l'esposizione é spruzzata di ironia... non c'è proprio da ridere, é tutto tremendamente VERO!!! :cry: :cry: :cry:
     
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    Proprio qualche giorno fa, scrivendo ad un Amico del Forum, dicevo che uno dei motivi principali che mi spingono a non mollare... (e di ragioni per mollare tutto ce ne sarebbero!) é propria quella della speranza di riuscire un giorno a vedere QdV come un Gruppo di Diportisti compatto nel far valere i propri diritti di utilizzatori nei confronti di una categoria (costruttori, meccanici, elettricisti) che sta vivendo per forza d'inerzia operando con pressappochismo (nel migliore dei casi)... approfittando del fatto che il diportista, quando sale in barca, lo fa per fuggire dalle preoccupazioni di una settimana di lotte quotidiane sul luogo di lavoro, quindi é estremamente vulnerabile... lui vuole uscire a qualunque costo e questo lo sanno bene gli operatori nautici!!!

    Il diportista é un falso idiota... é perfettamente cosciente del fatto che, aspettando il lunedí, potrebbe trovare una migliore assistenza e a minor costo, ma lui DEVE USCIRE per il weekend, non può aspettare il lunedì è quindi si sottomette al ricatto del meccanico autorizzato... (AUTORIZZATO A FARE IL RICATTO)

    Per il fatto che sui motori nautici siamo indietro, rispetto a quelli automobilistici, di almeno 50 anni... sono perfettamente d'accordo, anche perché, se andiamo a guardare il cuore di una barca appena uscita fiammante dal Cantiere... ci troviamo un gruppo termico progettato piú di 50 anni fa....!!!
    La recente crisi del settore ha falciato molti Cantieri, anche blasonati, la mia speranza é che quelli sopravvissuti siano rimasti a galla soprattutto per la qualitá dei loro prodotti e per la volontá di progredire in questo settore investendo nelle nuove tecnologie e migliorando il controllo di qualitá!!!

    Ma mi rendo conto che forse tutto questo resterá una semplice speranza...
     
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    L'Astemio (mirto escluso)

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    Quoto entrambi, ma come già previsto da Chris nell'ultima sua frase, purtroppo la risposta sarà quella... :cry: :cry: :cry:
     
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    LG hai reso in parole quello che mi passa per il cervello in questi giorni. Perfetto.
     
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  5. gianni62
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    Sono dei briganti matricolati!
     
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  6. wolalilu
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    Hanno il coltello dalla parte del manico i meccanici autorizzati, le case hanno invece un'arma più potente che si chiama MONOPOLIO...... il resto viene da se....
     
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    Non saprei.... la mia barca del 2003 si sta rivelando enormemente più affidabile della precedente del '75 sia per qualità costruttiva che per il fatto che ho fatto raddoppiare tutti gli elementi che so che potrebbero rovinarmi la vacanza. Questo vale soprattutto per i motori, anche se sono andato a cercarmi gli ultimi privi di elettronica... E le esperienze tipo l'ultima di wolaliu mi hanno dato ragione.
    Riguardo i meccanici.... Hanno cercato di rifilarmi mazzate anche peggiori i meccanici non autorizzati rispetto agli autorizzati.
    Per finire: le ultime esperienze mi hanno insegnato che in molti casi la sostituzione è meglio della riparazione. Il mecca mi ha consigliato di revisionare gli iniettori ma ho buttato i soldi perché il problema che avevo si è ripresentato dopo poco ed il lavoro ha richiesto smontaggio, revisione in officina e rimontaggio (più giorni di fermo barca). La sostituzione è stata più semplice, poco più onerosa e risolutiva. Il mecca mi ha consigliato di revisionare le pompe di raffreddamento ma il kit era molto costose e l'operazione richiedeva smontaggio, revisione in officina e rimontaggio (più giorni di lavoro). La sostituzione integrale delle pompe è eseguibile anche da me stesso in un solo intervento. Alla fine il costo dell'operazione è quasi equivalente.

    ... Aggiungo che l'affidabilità della nuova barca è forse dovuta alla continua manutenzione preventiva che io faccio e che spesso i meccanici professionisti tendono a non fare (intervengo solo quando si rompe e se salvo il cliente da un fermo barca ad agosto questo sarà più disponibile a pagarmi conti più salati)
     
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    Ci sono alcune differenze da evidenziare tra auto e barca, anche se le mie considerazioni sono puramente da uomo della strada, non da esperto di motori. L'auto sta in ambiente "protetto", mentre la barca vive in ambiente salmastro, il quale deteriora di più le cose. Basterebbe costruire i pezzi in modo che siano protetti dal sale, ma visti i numeri esigui della nautica rispetto ai milioni di auto prodotte, forse questo costerebbe troppo.
    L'auto, mediamente, viene utilizzata tutti i giorni, o al massimo una volta alla settimana. La barca viene utilizzata, a parte durante le ferie, si è no una sola volta alla settimana, ma solo nei 3 mesi estivi. Probabilmente questo influisce molto, tant'è che i taxi acquatici mi risulta che siano molto più affidabili delle nostre amate barche.
    Però.... l'auto in teoria avrebbe più particolari che si possono rompere, ad esempio sospensioni, cuscinetti delle ruote, cambio, ecc.., eppure, come evidenziato da tutti voi, si guasta con meno frequenza.
     
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